A cura di Lorenzo Rook
Memorie dell’Istituto Italiano di Speleologia, Serie II - vol. 37, 2021
Nel 1985 l’appassionato naturalista Tonino Benericetti scoprì, nell’estremità orientale della Vena del Gesso, presso la Cava di Gesso di Monticino nel territorio del comune di Brisighella (RA), abbondanti resti di vertebrati accumulati all’interno dei riempimenti delle numerose fessure carsiche che si svilupparono nel Messiniano superiore (tra circa 5,5 e 5,33 milioni di anni fa) all’interno della sequenza evaporitica. Il recupero dei resti scheletrici da parte del Benericetti con il contributo del personale del Museo Civico di Scienze Naturali “Malmerendi” di Faenza e dei ricercatori delle Università di Firenze e Bologna ha consentito di identificare una delle più importanti associazioni a vertebrati del Miocene terminale conosciute per l’intera area mediterranea. Lo studio dei fossili tardo messiniani della Cava Monticino si è sviluppato per circa 35 anni, iniziando poco dopo la scoperta del sito e continuando fino ai giorni nostri. Ad oggi, sono stati identificati circa 80 taxa di vertebrati, principalmente mammiferi, ma anche rettili, anfibi, uccelli e pesci ossei, molti dei quali ad affinità biogeografica africana e asiatica, che hanno consentito di ricostruire un complesso scenario ambientale in un contesto tendenzialmente a carattere subtropicale. Il presente volume offre una panoramica più che esaustiva sulla fauna messiniana della Cava Monticino, riassumendo tutte le conoscenze accumulate fino ad oggi sulla biodiversità e sul significato paleoambientale e paleobiogeografico dei vertebrati rinvenuti nei riempimenti nelle fessure carsiche.
Si tratta di un’opera di grande importanza scientifica che evidenzia il considerevole significato geo-paleontologico della Vena del Gesso, testimoniato dalla prossima candidatura a “World Heritage” dell’UNESCO.